sabato 7 gennaio 2017

7/1/17

Non capisco perché dobbiamo essere così stupidi e deboli di fronte alla morte. Non è vero che sulla morte non si scherza, anzi, è del tutto lecito farlo. Non è che, se scherziamo sulla morte, "la morte" si incazza e riversa su di noi la sua furia iconoclasta. In tal caso potremmo solo che affrontarla con più leggerezza e ironia.
La paura è sempre rivolta alle conseguenze possibili delle cose, e quale conseguenze potranno mai esserci alla morte, se non quattro coglioni che piangono e dilapidano la propria economia per una bara ben agghindata e una parruccata di funerale? Davvero pensate mi importi qualcosa se qualcuno si masturba o sputa sul luogo della mia sepoltura nel giorno in cui muoio? In quell'istante sarò in un black out totale della coscienza, aspettando di reincarnarmi per redimermi da questa vita da drogato di scemenze.
E comunque penso sia altrettanto lecito giustificare un omicidio. Certe persone andrebbero assassinate per il bene della comunità. Non facciamo finta di non pensarla così o di nascondere i bollori che la giustizia (la cosa meno indulgente in assoluto, in questo mondo) ispira in noi. Il crimine, dopotutto, è solo un nome che è stato dato all'atto egoistico della sopravvivenza, con la civilizzazione dei popoli.
Nessuno ci vieta realmente di far fuori qualcuno, se non lo facciamo è perché temiamo di compromettere il nostro già incerto futuro da persone perbene. E con questo non intendo escludere che potrei essere il primo a scendere a compromessi, a rassegnarmi alla filosofia del "vivi e lascia vivere", mentre dappertutto c'è gente che ruba, tortura e uccide per divertimento. Potrei temere anch'io per il mio futuro annebbiato, ma non ho ancora progetti da perseguire fino in fondo e ritengo di stare al mondo soltanto perché c'è posto, o perché due persone che nemmeno si guardano in faccia giorno e notte non hanno saputo tenerselo nei pantaloni. A proposito, chissà quanto cazzo avranno bevuto i miei per sfornare la bellezza di due figli.
Non tergiversiamo oltre.
È importante che la violenza si mostri come quell'abominio che realmente è: un parassita venuto per restare. C'è bisogno di un po' di equilibrio nella nostra società, che nasconde o finge di non vedere le cose come stanno veramente e inorridisce davanti alla propria immagine riflessa.
E siccome sono anch'io una persona mediocre che esprime dei concetti rubando le parole altrui, concludo con questa citazione: «la morte è insopportabile per chi non riesce a vivere».

- E


lunedì 31 ottobre 2016

L'AMOR PROFANO

In una domenica
nera come il flusso venale
ti porterei in chiesa
ti consumerei sull'altare.
Durante la messa
infilerei due dita
tra le labbra della vulva
e toccherei le corde del tuo orgasmo
sui rintocchi delle campane.
Vorrei venire in faccia al prete
col mio sperma maledetto
ed attaccargli un'infezione
che lo divori nel retto.
Sulle immagini dei santi
piscio sangue a volontà
che il mio sangue maligno
ribolle di voluttà.
Ti spoglierei nelle catacombe
condividendo un santo sepolcro
con un dotto uomo di chiesa;
feconderemo insieme il seme di un mostro.

- J



domenica 18 settembre 2016

-- SENZA TITOLO --

Graniti prendono il posto
di sabbie del tempo;
il soffio della penna
mi ha reso l'amante
che risponde alle sue lettere.
Non si parla
solo di stelle
e giumente notturne:
li conosce per bene.
Mi invita a rubare
i fruscii dell'erba
e le corse in treno;
vuole che inventi nuove storie.
Spesso è acerba
e dà la colpa a me.
Dice che sono distratto!
Mi desse un cannocchiale
se vuole che guardi
più a fondo nelle cose,
e dell'ossigeno
per risalire in superficie.

Chi è l'Altro?
La penna non dice il suo nome.
Non la cavi
con le lame più affilate
dal mio cuore.
Chi dice di averla rubata
l'ha solo emulata;
chi dice di odiarla
è il primo a bramarla;
chi dice che scrivo
mi dà del pittore;
per chi suono
sono un danzatore.
E allora
abbandoniamo i versi
sulle sponde dei mari
che un giorno cadranno
sui vostri cappelli.
Io e le cose siamo un regno:
non basta la parola insetticida
a soffocarci.

- J


martedì 30 agosto 2016

Bello FiGo: un'estetica decadente e crepuscolare.

Bello FiGo Gu (ex-Gucci Boy) non ha certo bisogno di presentazioni, ma l'apparente ingenuità compositiva dei suoi brani viene spesso sottovalutata e resa oggetto di scherno dagli utenti delle piattaforme sociali del calibro di Facebook e Youtube. Noi non siamo d'accordo, ma bisogna pur riconoscere che è grazie allo scherno che il suo Verbo viene diffuso e acquista maggior popolarità, e ogni commento negativo non può che risultare sterile e vano. Del resto, chi si metterebbe sul serio a fare una critica analitica e costruttiva dell'opera del Poeta, oltre a noi? Inutile attendere risposte.

La poetica di Bello FiGo è fondata sull'edonismo, la ricerca dell'essenza degli oggetti appartenenti alla quotidianità e l'estenuante iconografia degli idoli della cultura popolare italiana. La poesia di Bello FiGo è sia soggettiva che oggettiva: la componente autobiografica è massiccia, ma il Poeta si rende egli stesso oggetto della poesia, identificandosi nei personaggi che va ad analizzare. Semplicemente basandosi sul fatto di essere bello e ricco, è riuscito a paragonarsi a Carlo Conti, Silvio Berlusconi, Matteo Renzi, Francesco Totti, Bruno Vespa e molti altri, dimostrando un evidente polimorfismo che nemmeno Ditto, il Pokèmon mutaforme, riuscirebbe a emulare.
Ad ogni modo, è risaputo da chi il Nostro abbia preso spunto.

"Carlo Contioh!"

Come abbiamo recentemente verificato, la scelta può ricadere su personaggi storici controversi, la cui ideologia viene discussa con estrema leggerezza. E non solo: il Poeta, nel brano Adolf Hitler, provoca il pubblico assumendo posizioni razziste, dichiarando, senza mezzi termini, che non gliene "frega un cazo" perché "sembra Aldolf Hitle". Notevole anche l'uso di giochi di parole nella prima strofa:

"In America mangiavo sempre pesce, quindi mi chiamavano Aldolf Fishler".

In Mussolini, invece, il Poeta riesce a trovare un nesso tra la sua figura e quella del dvce in base al fatto che non lavava mai i piatti in cucina, rivelando informazioni biografiche finora sconosciute sulla vita privata del dittatore. In che modo Bello FiGo ha scoperto che Mussolini non lavava mai i piatti in cucina? Il possesso di questi dati sensibili e occulti contribuisce a renderlo un personaggio scomodo di cui il governo dovrebbe sbarazzarsi in fretta.

Passiamo all'aspetto edonistico della Sua poetica. Il Poeta mostra una netta preferenza per le fighe bianche, che elogia in ogni canzone scritta di sua penna. Questo conferma le posizioni razziste già affermate in precedenza.
Il sesso in generale, invece, viene visto come qualcosa di bello e puro, che conferisce salute esteriore e interiore all'individuo. Ma si tratta si un sesso di casta.
Bello FiGo scopa perché è ricco e bello, sono le fighe che si inginocchiano davanti al suo sex appeal, e non si deve mai far pregare.Vuole fare invidia allo spettatore.

Chi è costui, il Poeta o il Capitano?

L'attenzione rivolta al sesso svela l'anima di un uomo passionale, romantico e vitale, un autentico D'Annunzio moderno. Un uomo che non ha paura di mostrare il suo lato più fragile, come nel caso di questa canzone, in cui persino il linguaggio del testo rivela una personalità sensibile:

"Se la figa dice che non sembro Francesco, io le dirò: «Guarda che ti sbagli.» "

L'umanità del Poeta è ben altra cosa rispetto al finto liberalismo umanitario della gente comune; il suo è vero impegno politico, un disperato grido di aiuto che invita a intervenire alla risoluzione di questioni di proporzioni globali. Ci riferiamo a Salviamo i marò.

L'uomo passionale e impegnato, tuttavia, nasconde un lato oscuro. Dietro l'abbandono sfrenato ai piaceri si nasconde un individuo solo e frustrato, che dà adito alla sua ira tramite atti di violenza e vandalismo. Ecco due validi esempi a riguardo:

"Entro nel negozio e rubo tutto, se arriva il buttafuori - giuro - io lo picchio; scopo la sua figa, poi lo guardo, lo guardo e faccio «Dico, io ti ammazzo!»"

Un'agghiacciante scena di violenza degna di un film di Tarantino, questo estratto di John Cena.
Passiamo al secondo esempio:

"Butto giù i segnali stradali, così la gente fa incidenti."

Devastante. Il Poeta riesce annuncia pubblicamente un'azione illegale, passando comunque inosservato all'occhio della legge: abilissimo e sfrontato.

La musa del Poeta.

Ma l'equilibrio interiore di Bello FiGo non precipita mai, grazie alle piccole soddisfazioni donategli dagli oggetti più semplici della vita quotidiana: la pasta col tonno, il formaggio di Parma, l'acqua calda, la pizza coi würstel, i videogiochi di calcio e molto altro. I sapori, i profumi, insomma, l'essenza di tutte queste cose viene codificata e demistificata attraverso la lente della poesia, senza escludere geniali intuizioni liriche dal processo creativo. Il Poeta riesce sempre a trovare quella parola che combacia perfettamente con il ritmo e la melodia della strumentale (basti pensare al bova-bova-bova sulla base della hit estiva Wiggle); inoltre, elabora combinazioni di sillabe diverse e alterna giri di parole partendo da una sola frase all'interno della stessa canzone. Una sorta di ingegnere della parola.
Ottimo è anche l'utilizzo della rima identica: in Matteo Renzi, numerosi versi terminano con la parola Renzi, il che suggerisce nell'inconscio l'immagine di un mondo distopico dove ogni aspetto della vita è controllato da un Matteo Renzi che non è più il Presidente del Consiglio, ma un vero e proprio Big Brother in cima allo Stato in una visione fantascientifica del bel paese.

Foto scelta casualmente.

Che dire, in conclusione, di Bello FiGo? Si tratta di un personaggio scomodo per l'Italia, capace di trattare temi scottanti con leggerezza, ma soprattutto di un poeta all'avanguardia, che non potrà essere compreso dalle masse nel giro dei prossimi vent'anni. Ma diciamo pure dieci, visto che i tempi cambiano sempre più in fretta.

- O

lunedì 29 agosto 2016

SOUVENIR

Voglio                                 le onde                                   c'era
raccontarvi                          si rincor-                                 il disco
di una                                  revano                                   della Luna
riva                                     dagli                                       su una
                                           scogli                                      parete
                                           al bagnasciuga                         viola

da qual-                               mi                                         come il
che parte                             sentivo                                   corallo
rannicchiato                         chiuso                                     in una
ridacchiava                           in un                                      sfera
il Sole                                  souvenir                                  di
                                                                                         vetro

volevo                                 per non                           tra i
che                                      sentirmi                           bagnanti
qualcuno                              fuori                               spensierati
provasse                              luogo
lo
stesso

dopo poco                           qualche                        e l'immenso
cominciava                           chiacchera                   vociare
il crepitio                               tra le                           del mare
dei falò                                 conchiglie

sarei andato                          prima                             finché
a fermare                               di                                  non ne avrei
le lancette                             sprofondare                    avuto
del tempo                             sotto                               abbastanza
                                             altri
                                             granelli

ero un'unità                            allora                           se ero
con la superficie                     la Terra                       catturato
e lo sfondo                             era                             dalla tela
                                             davvero                       di un
                                             piatta                           quadro

memoria,                      chi è                                     perché
fantasia,                        l'artista?                                i miei
ricordo                         chi è                                     sensi
                                    il pennello?                           dipingono,
                                    chi è                                     non
                                    il colore?                              fotografano.

-J

(Claude Monet - Scogliera di Étetrat al tramonto)

domenica 21 agosto 2016

DOMENICA

Silenzio pesante.
Il sole
batte
sui tetti
e
non una singola voce
non una singola cellula
pulsa nelle arterie
asfaltate
della città.
Il vuoto mi contagia.

Sei grigia anche sul verde.
Se tutti i giorni
fossero
uguali
e tutti
ugualmente
felici,
tu, domenica,
saresti la stessa:
vecchia, idiota, bavosa
giornata di tedio.

- J

sabato 20 agosto 2016

A ME STESSO

Ti porterò
a vedere
l'imbrunire
nei crocevia
dei quartieri
per farti
domare
l'ira
rimettere
a nuovo
invecchiate
le corde
della lira.
Ti porterò
lontano da
quei libri
su cui
perderai
la vista,
somministrerò
la cura
alle tue
angosce
alle tue
remore.
A spasso
porterò
anche quei
cani
dell'inferno
chiusi a chiave
nella stiva
dell'odiato
tuo
scrittoio.
Forse
non vivrai
giornate più
felici
tra tutte
quelle
inutili e
sprecate.
L'ombra è
la migliore
compagnia
se ti
senti
ancora vivo,
perché tu
non hai
bisogno
d'altro.

- J